Il progetto mira a gettare nuova luce sul processo decisionale e sulla generazione del consenso nelle città antiche, basandosi sulla pratica del discorso pubblico nell’antichità. Verrà condotto uno studio inedito di discorsi pubblici selezionati dall’Atene classica alla tarda antichità in prospettiva diacronica e comparativa. Il progetto riunirà storici greci e romani, che lavoreranno non solo sull’oratoria antica, ma anche sui discorsi “fittizi” contenuti nelle opere degli storici antichi e sui monologhi delle opere teatrali. Al centro dell’indagine ci sono le strategie retoriche utilizzate per persuadere il pubblico e le forme di interazione tra oratori e pubblico nei diversi contesti e luoghi in cui le comunità si riunivano nell’antichità, ovvero l’assemblea, i tribunali, i consigli, il teatro, il campo di battaglia e così via. Attingendo ai progressi compiuti nei campi della psicologia (studi sulle emozioni), dell’analisi del discorso (analisi del framing e paradigma narrativo) e della sociologia (nuovo istituzionalismo discorsivo), questo progetto mira a

1) una nuova comprensione delle dinamiche che regolano la comunicazione politica e l’interazione tra oratori e pubblico interazione tra oratori e pubblico;

2) un quadro approfondito delle strategie retoriche e degli schemi comunicativi tipici dei discorsi pubblici nell’antichità e che hanno trovato spazio nelle arene politiche odierne;

3) una nuova consapevolezza della “sfumatura dei confini” tra i diversi generi retorici, superando le divisioni tradizionalmente attribuite ad Aristotele;

4) una nuova comprensione del modo in cui si generava il consenso e si prendevano le decisioni politiche, rilevando sia elementi di continuità che di cambiamento in diversi periodi storici e aree.

Tre unità di ricerca (RU) lavoreranno in stretta collaborazione. La RU1 di Milano si occuperà degli oratori pubblici e del loro pubblico, concentrandosi su diverse sedi di trasmissione (e diversi pubblici). Due sotto progetti si concentreranno sull’Atene classica, uno sulla tarda Repubblica e il primo Impero, uno sulla media età imperiale nel mondo greco, uno sull’oratoria tardo-antica ad Atene e a Gaza. La RU2 a Siena si occuperà di responsabilità e motivazione: un sotto progetto si concentrerà sui processi contro gli oratori pubblici nell’Atene classica, mentre l’altro sotto progetto si concentrerà sui discorsi motivazionali pronunciati dai generali alle truppe.

Il RU3 a Bologna si concentrerà sulla teatralità e sulle performance. Un sottoprogetto riguarderà i discorsi pubblici dei “demagoghi” in Tucidide, un altro si concentrerà sui monologhi delle opere teatrali e sui “trasferimenti retorici” dal teatro all’oratoria nel periodo classico e post-classico, un altro ancora sulla satira del potere in Luciano. I risultati saranno diffusi attraverso webinar pubblici aperti al grande pubblico, eventi rivolti alle associazioni studentesche e teatrali locali, workshop e conferenze internazionali con pubblicazioni in inglese e in Open Access, un sito web e un forum di discussione.

Oggi è opinione diffusa che la comunicazione politica sia un’arte che impiega diversi strumenti per raggiungere il proprio obiettivo. Gli antichi greci e romani ne erano consapevoli e la retorica veniva insegnata e studiata nelle scuole ben prima della trattazione e della sistematizzazione teorica dei principi di questa disciplina da parte di Aristotele. I discorsi pubblici erano, nell’antichità come oggi, uno strumento cruciale per promuovere le decisioni politiche, generare consenso e presentare determinate linee politiche come necessarie per garantire il benessere della comunità civile. I discorsi pubblici forniscono una grande quantità di materiale di fonte dell’antichità, in quanto non solo appartengono ai corpora degli oratori, ma occupano anche uno spazio considerevole nelle opere degli storici antichi, anche se in quest’ultimo caso rappresentano discorsi fittizi”, cioè costruzioni storiografiche. L’importanza dei discorsi pubblici nell’antichità non è sfuggita all’attenzione degli studiosi. Gli studiosi della Grecia classica hanno ampiamente indagato i discorsi contenuti nelle opere degli storici antichi (recentemente, Pausch 2010; Scardino 2011, Zali 2014, Pontier 2014, Baragwanath 2017, Brock 2019), mentre i discorsi degli oratori attici sono stati tradotti nella maggior parte delle lingue europee (si veda, ad esempio, la recente serie sugli oratori attici pubblicata dalla University of Texas Press, che da qualche anno ha sostituito le traduzioni Loeb come traduzione standard inglese degli oratori). Gli oratori attici hanno ricevuto una crescente attenzione da parte degli storici dopo l’opera cardine di Ober 1989, che ha svelato nuove modalità di approccio alla comunicazione di massa nell’Atene classica, evidenziando come gli oratori pubblici facessero uso di topoi retorici che facevano appello a credenze ampiamente condivise per convincere il loro pubblico. Negli ultimi due decenni, quindi, sono stati condotti numerosi studi sulle strategie di persuasione, soprattutto in seguito alla nuova tendenza degli studi sulle emozioni nell’antichità greca (Cairns 2008, Chaniotis 2013, Sanders 2016).

Nonostante questa ricchezza di studi, tuttavia, gli studi sui discorsi pubblici nell’antichità hanno finora dedicato solo poco interesse alla questione dell’interazione tra gli oratori e il loro pubblico, al modo in cui tale interazione costruisce il principale “motore” che contribuisce alla formazione del discorso e al meccanismo con cui viene generato il consenso. Secondo la teoria di Connor (1971), nella seconda metà del V secolo emerse sulla scena politica di Atene una nuova generazione di politici, di cui Cleone fu un caso emblematico. Questa teoria aveva il merito di evidenziare gli elementi di demagogia presenti nel modo in cui questi politici si rivolgevano al pubblico. Ma Connor si concentrava più sul profilo socio-economico degli oratori – un aspetto che è stato riaffrontato da Mann 2007 – piuttosto che sul loro nuovo modo di comunicare all’assemblea. Harris (2013a,b) ha sostenuto che il vero aspetto di novità di un politico come Cleon era quello di portare all’assemblea un tipo di linguaggio e di modalità di parlare che gli oratori usualmente impiegavano davanti ai tribunali. I recenti studi di Canevaro (2016) e Barbato (2020) hanno portato la questione della comunicazione pubblica nei contesti istituzionali della polis al centro di un nuovo interesse. Sulla base di un approccio neo-istituzionalista alle istituzioni e agli organi politici, questi lavori hanno considerato sotto una nuova luce il discorso pubblico generato nelle assemblee, nei tribunali e nei consigli. Il discorso, infatti, è influenzato dalle istituzioni e, allo stesso tempo, contribuisce a plasmare le istituzioni e a modificarle nel tempo.

Sulla base di un approccio neo-istituzionalista alle istituzioni e agli organi politici, questi lavori hanno considerato sotto una nuova luce il discorso pubblico generato nelle assemblee, nei tribunali e nei consigli. Il discorso, infatti, è influenzato dalle istituzioni e, allo stesso tempo, contribuisce a plasmare le istituzioni e a modificarle nel tempo. Questa recente prospettiva ha contribuito a riconsiderare importanti aspetti dell’oratoria classica, ma la sfida è ancora aperta. C’è ancora molto lavoro da fare per capire come il discorso cambiasse a seconda del luogo, del pubblico e dell’occasione in cui veniva pronunciato. Inoltre, queste domande non sono ancora state affrontate adeguatamente per i discorsi al di fuori dei corpora degli oratori classici, come quelli contenuti nelle opere degli storici e degli oratori post-classici.